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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
ALLA DESTRA DEL PADRE
[La Repubblica, 17 marzo 2008]

Fra Chiesa e politica il rapporto, da qualche anno, è più complesso e conflittuale. Soprattutto da quando è divenuto Papa Joseph Ratzinger. Attento a marcare i confini dell'identità cattolica, in modo costante.
Nella difesa della famiglia, della vita, nel rapporto fra scienza e morale. Per questo è interessante capire in che misura la "questione cattolica" si rifletta sull'orientamento degli elettori, in vista del voto del 13-14 aprile. Il sondaggio condotto da Demos per "la Repubblica" suggerisce che le polemiche degli ultimi mesi non abbiano provocato fratture evidenti negli atteggiamenti dei cittadini.
La fiducia nei confronti di Papa Benedetto XVI è sullo stesso livello di un anno fa. Anzi: è salita un poco. (Oggi è espressa da oltre il 55% degli italiani. Giovanni Paolo II era 20 punti sopra. Ma è difficile mettere a confronto un Papa-teologo con un Papa-pastore, icona della sofferenza).
Il credito attribuito alla Chiesa: è calato lievemente, negli ultimi due anni (anch'esso si è attestato intorno al 55%), ma è risalito rispetto allo scorso novembre.
L'insegnamento della Chiesa, inoltre, continua ad essere considerato importante, per la morale e per la vita delle persone. Ma si tratta di un riferimento. Che gli individui interpretano e praticano in modo autonomo, in base alla propria coscienza. Ciò conferma la religiosità flessibile degli italiani. Che trattano Dio in modo "relativo". Attribuendogli, però, uno spazio centrale nella loro vita. Nel loro orizzonte di valori. Lo vediamo anche nel rapporto con la politica. Da cui, secondo la maggioranza degli intervistati, la Chiesa dovrebbe tenersi fuori. Limitandosi a intervenire sulle questioni che riguardano da vicino la religione. Gran parte degli italiani ritiene, inoltre, che gli uomini politici si facciano influenzare troppo dalla Chiesa.
Tuttavia, è diffusa anche la convinzione che, oggi, l'intervento ecclesiastico non sia eccessivo. Nell'ambito politico e legislativo. Nell'ambito scientifico e medico. Sui temi stessi che riguardano la vita e la morte. Tutte le materie che tante polemiche hanno sollevato, negli ultimi mesi. Insomma, la Chiesa non dovrebbe "fare politica". Però, secondo gran parte degli italiani, oggi ciò non avviene. L'intervento del Pontefice e dei vescovi su temi di rilievo sociale e morale non è considerato uno "sconfinamento". Se non presso un settore rilevante, ma, comunque, minoritario della società (fra il 26% e il 37%).
Nella realtà, però, gli effetti delle posizioni assunte della gerarchia cattolica si colgono, evidenti, sugli orientamenti dei cittadini. Il 45% degli italiani si dice contrario al riconoscimento delle coppie di fatto, oggetto di due diversi progetti del governo dell'Unione, mai tradotti in legge (ma era il 34% nel 2006 e il 41% un anno fa). Una minoranza, ma molto ampia.
Cresciuta, nel corso degli ultimi anni. Così come è ampia anche la "minoranza" contraria all'eutanasia (anche in questo caso, 45%: un anno fa era il 41%).
Molto più ridotta è, invece, la componente degli italiani (30%) che ritengono giusto modificare l'attuale legge sull'aborto in senso più restrittivo. Le ragioni che hanno imposto questi temi all'attenzione dell'opinione pubblica, contribuendo a modificarne gli atteggiamenti, però, non vanno ridotti alla sola azione della Chiesa. Altri soggetti hanno contribuito a imporli all'agenda politica e dei partiti. (Lo ha ben chiarito Sandro Magister, sull'"Espresso"). Comitati, media, leader d'opinione. In molti casi laici. Come "Il Foglio" e Giuliano Ferrara. Inoltre, gli stessi partiti. Il centrodestra, ad esempio, ne ha fatto un argomento per marcare le distanze dal centrosinistra; e per allargarne le divisioni interne.
Anche per questi motivi il voto dei cattolici si distribuisce in modo diseguale, fra i partiti. Certo, è finita l'epoca della Dc, che ne attraeva una larghissima maggioranza (lo ha rammentato ieri anche Piero Ignazi, sul Sole 24 Ore). Ma è finita anche la fase (1994-2001) in cui i cattolici votavano in modo proporzionale, tra gli schieramenti. Alle elezioni del 2006, infatti, la maggioranza dei cattolici (praticanti) ha votato per il centrodestra. Circa sei su dieci. Oggi, alla vigilia delle elezioni, la tendenza sembra confermata e, in qualche misura, accentuata. Anche se l'offerta politica è cambiata, con la formazione di due nuovi, grandi partiti. Infatti, meno di un terzo dei cattolici praticanti vota per i partiti che sostengono Veltroni (Pd e Idv), oltre metà per i partiti che candidano Berlusconi (Pdl, Lega e Mpa). Allo svantaggio del Pd e degli alleati contribuisce, come abbiamo detto, l'eredità dei conflitti "etici" degli ultimi anni. Ma conta, in qualche misura, anche l'ingresso, nelle liste del Pd, dei radicali. Ritenuti - dagli elettori - "i più lontani dai valori cattolici". Per quanto abbiano rinunciato al simbolo di partito: la loro identità culturale è troppo marcata. Non hanno bisogno di etichette per ribadirla.
Tuttavia, anche questa "risacca" del voto cattolico, scivolato dal Pd, avviene in modo inerziale. Senza fratture. D'altronde, in questa campagna elettorale, il rapporto con la Chiesa, gli stessi temi etici sono rimasti sullo sfondo. Affidati alla rappresentanza di soggetti politici caratterizzati. Come la "Lista per la vita" di Giuliano Ferrara. Il fatto è che i cattolici (praticanti) oggi - nella società italiana, ma anche nei maggiori partiti - sono una minoranza. Influente, ma comunque una minoranza. Per questo i partiti preferiscono evocarne le domande. Ma senza enfatizzarle. Per evitare divisioni, che si riprodurrebbero anche al loro interno. La Chiesa stessa non ha interesse a fare campagna elettorale a sostegno di una specifica forza politica. Vista la presenza trasversale dei cattolici, nei principali partiti. Preferisce attendere. Per esercitare la sua influenza sul dibattito politico e sul processo legislativo. Dopo il voto.
D'altronde, altri sono i problemi che attirano l'attenzione degli elettori, in questa fase. Le retribuzioni, la disoccupazione, le tasse. La sicurezza. In una lista di dieci tematiche da affrontare, gli italiani pongono "la tutela della vita, contro l'aborto" al nono posto (2,8%). La "difesa dell'identità religiosa" al decimo (2,7%). Fra i cattolici praticanti, questi due obiettivi di valore ottengono maggiore attenzione (li segnala circa il 3,5% degli intervistati). Ma restano, comunque, gli ultimi della lista. Il che, ovviamente, non ne svaluta il significato. Ma la rilevanza "congiunturale", in quanto temi da spendere in questa campagna elettorale. Che non sembra attraversata da una nuova, lacerante "questione cattolica". Ma, sin qui, da questioni e divinità minori. D'altra parte, in tempi come questi, bisogna accontentarsi.

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