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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
LE PAURE DEGLI EUROPEI: IN ITALIA LA CRISI BATTE LA PANDEMIA
[La Repubblica, 23 giugno 2021]

Da oltre un anno e mezzo viviamo una vita diversa, in un mondo diverso. In un tempo diverso. Perché la nostra vita, il nostro mondo sono "oscurati" dal Virus. Dal Covid-19.
In questo tempo che abbiamo definito "sospeso". Perché non sappiamo quando finirà. E, ormai, ricordiamo a fatica quand'è cominciato. Si tratta di una "storia" che abbiamo ricostruito da tempo, attraverso le indagini che conduciamo in Italia e in Europa. Da molti anni. In particolare, attraverso l'Osservatorio Europeo (giunto alla XIII edizione), curato da Demos per la Fondazione Unipolis e dedicato ai temi della in-sicurezza. L'indagine, che verrà presentata oggi, è stata condotta nelle scorse settimane in 5 Paesi europei (oltre all'Italia: Francia, Germania, Regno Unito e Paesi Bassi) conferma come tutto sia cambiato da un anno (e mezzo) a questa parte.

Peraltro, sarebbe improprio utilizzare toni drammatici per descrivere il sentimento dei cittadini verso i motivi e le fonti di incertezza che incombono su di noi. Da tempo. Non per caso, nelle indagini condotte dell'Osservatorio negli ultimi anni, abbiamo segnalato come, dopo molti anni di "in-sicurezza", si fosse diffuso un senso di "rassicurazione". Per "abitudine". Così "le paure" hanno iniziato a farci meno "paura". Fino all'irruzione del Virus. Improvviso e, dunque, inatteso. Tuttavia, un anno fa, era emersa una diffusa capacità di reazione. L'indagine condotta quest'anno ripropone, in qualche misura, la medesima "resilienza" di-mostrata dagli italiani negli ultimi anni. Anzi, suggerisce che l'abitudine al Virus sia divenuta quasi una "risorsa" di fronte ai problemi del nostro tempo. Anzitutto, perché pone in ombra altri problemi, pesanti e ingombranti. Ma soprattutto perché fornisce un riferimento, una spiegazione. A tutto. Così, l'atteggiamento dei cittadini, delineato dai sondaggi condotti da Demos-Fond.Unipolis appare sicuramente (molto) "preoccupato". Ma non "sconsolato". Soprattutto in Italia.

Infatti, il Covid è saldamente "al centro" dei pensieri e delle paure degli europei. L'emergenza più grave secondo il 30% dei cittadini intervistati. Ma in Italia, questo sentimento appare - un po' - meno "prioritario". Indicato dal 26% dei cittadini come l'emergenza più seria. Questa preoccupazione, peraltro, è superata dall'insicurezza economica. Più elevata che nel resto d'Europa. Perfino gli immigrati fanno meno paura che in passato. Almeno per ora. Anche rispetto agli altri Paesi. La Francia, soprattutto. L'unico ambito in evidente crescita, fra i temi critici, in Italia, è la qualità - insieme all'offerta - dei servizi. Un problema che l'irruzione e la diffusione del Covid hanno reso più importante ed evidente. Mentre si è ridimensionato il risentimento sociale e anti-politico degli ultimi vent'anni. Insieme alla paura criminalità. Questi problemi non sono svaniti. Ma non sembrano in grado di "travolgerci", da quando siamo "in compagnia del Virus". Il nostro "nemico" quotidiano, infatti, ha spostato sullo sfondo le altre paure. Inoltre, ha contribuito a valorizzare il ruolo della scienza e degli scienziati. Verso i quali esprime fiducia circa l'80% dei cittadini europei intervistati nel sondaggio di Demos-Fondazione Unipolis. Ma oltre il 90%, in Italia. Dove i medici e gli scienziati oggi costituiscono i principali riferimenti a cui affidarsi.

Il Covid ha, dunque, "sconfinato" oltre ogni spazio specifico. Sul piano sociale, della comunicazione, della scienza. È divenuto un nemico che pensiamo (forse, speriamo) di controllare. Mentre ci accompagna. Dovunque. Certo, dobbiamo guardarci dal senso di "scampato", anzi: "passato pericolo", evitando reazioni inadeguate. Come un anno fa.

Quando la speranza del (presunto) ritorno alla normalità ha contribuito a ri-produrre una nuova stagione pandemica. Per questo, oggi dobbiamo usare prudenza. Anche se le condizioni ambientali e virali, negli ultimi mesi, sembrano cambiate. In meglio. Ma l'unica certezza, oggi, è l'in-certezza. L'unica sicurezza: l'in-sicurezza. Il Virus è divenuto utile a mettere fra parentesi gli altri problemi. Tuttavia, non possiamo rimanere "soli" con il Virus. L'unica via per andare oltre, per ritrovare il tempo, passato e futuro, è ri-costruire la società. Anzitutto: la "nostra socialità". Con "molta prudenza", ma con altrettanta convinzione. Perché è "sicuramente" meglio stare "con gli altri", che "da soli". D'altronde, nonostante i problemi imposti dalla pandemia, circa 3 persone su 10 continuano a impegnarsi in associazioni culturali, ricreative, di volontariato.
Non si tratta di un argomento "consolatorio". Ma di un motivo fondato per "sperare". Perché, anche in tempi incerti, come questi, disponiamo di relazioni "sociali" e "personali" per rispondere all'emergenza. Anche per questo, nonostante tutto, gli indici di insicurezza - globale ed economica - oggi risultano i più bassi degli ultimi 10 anni. In parte, sicuramente, oscurati dalla paura del Virus. Ma de-limitati dalla nostra capacità di re-agire. Insieme. Come facciamo da tempo. E faremo per molto tempo ancora.

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