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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
TRASVERSALE COME LA DC, MAI AL GOVERNO: ECCO CHI VOTA M5S
[La Repubblica, 13 luglio 2015]

Il M5s continua a ottenere consensi molto larghi. Secondo i principali istituti demoscopici è il secondo partito, in Italia. Intorno al 26-27%. Molto vicino al PD. Tuttavia, insieme al successo crescono anche le difficoltà. Interne. Soprattutto di fronte alla prospettiva di governare. In Puglia, ad esempio, alla proposta di entrare in giunta, tre donne, elette nelle liste del M5s, hanno risposto, senza mezzi termini: "Mai con Emiliano il satanasso. Faremo una opposizione durissima". Ma vi sono altri motivi che scuotono il MoVimento. In particolare, il dibattito sull'immigrazione e sugli sbarchi. Contrappuntato da posizioni diverse e divise. Fra intransigenza e tolleranza. Il problema del M5s, d'altronde, coincide con la sua principale risorsa. La trasversalità. L'assenza di fratture "unificanti", interne ed esterne. Come l'anticomunismo, nella prima Repubblica. E l'antiberlusconismo, nella seconda. Nella post-democrazia dei nostri tempi, i muri ideologici sono crollati. E Renzi, oggi, divide. Ma anch'egli in modo trasversale. All'interno del suo partito, quasi più che verso l'esterno. Così, la principale frattura politica del nostro tempo è l'antipolitica. Che riflette la sfiducia degli elettori verso i partiti e gli uomini politici. Il principale canale di questo orientamento, oggi, è il M5s. Che, più di altri, interpreta lo spirito (in francese: l'esprit) della contro-democrazia. Concetto elaborato dallo storico Pierre Rosanvallon per definire la "democrazia della sorveglianza". Contro gli eccessi e contro la corruzione. Del potere, meglio, dei poteri e su chi li esercita. Non per caso il M5s, secondo il 31% degli elettori intervistati nel recente sondaggio dell'Atlante Politico di Demos (giugno 2015), è l'unico partito credibile nella lotta alla corruzione. Mentre, per esempio, il credito del PD, al proposito, si ferma all'11%, quello della Lega scende all'8%. E la fiducia verso FI, al proposito, scivola al 6%.

Più che di un partito, lo statuto, ispirato da Grillo e Casaleggio, parla, d'altronde, di un "non-partito". Ma forse sarebbe meglio definirlo un contro-partito. Attore protagonista della contro-democrazia. Senza ironia e senza intento denigratorio: è la Contro-Democrazia Cristiana dei nostri tempi. La CDC. Anche se, va chiarito subito, il M5s non può dirsi "cristiano". Perché è laico, privo di connotazioni confessionali. E, come preciseremo più avanti, è molto diverso dalla DC. Che, tuttavia, evoca. Per alcuni tratti specifici. Ben chiariti da una interessante analisi presentata da Fabio Bordignon e Luigi Ceccarini, a Firenze, al recente Convegno della SISE dedicato al voto regionale di maggio.

L'interclassismo, anzitutto. Il M5s, infatti, è il primo partito fra i ceti medi pubblici e privati, fra i lavoratori autonomi e gli imprenditori. Come la DC. A differenza della quale, però, esprime maggiore capacità di attrazione fra i giovani e gli studenti. Fra i disoccupati. Minore, invece, fra gli elettori anziani e le donne. Dunque, fra le casalinghe.

Poi la trasversalità politica. Un terzo dei suoi elettori si definisce, infatti, di centro-sinistra o di sinistra, oltre il 20% di centro-destra o di destra. Mentre una quota più ridotta (10%) si pone al "centro". Ma i "centristi puri", in Italia, hanno sempre costituito una componente limitata. Oltre un terzo degli elettori del M5s, invece, rifiuta lo spazio politico sinistra-destra. E si pone al di "fuori" e, quindi, "contro" di esso.

La base elettorale del M5s, di conseguenza, si sente contigua a partiti molto diversi (e dunque a nessuno, in particolare). Alla Lega di Salvini - antipolitica e di Destra - anzitutto (20%). Poi, all'opposto, alla sinistra radicale e a Sel (15%). Quindi, ma in minor misura, al PD (12%). Il cui elettorato, peraltro, risulta politicamente meno "trasversale".

Il M5s, quindi, appare un vero "partito pigliatutti" (per citare la nota formula di Otto Kircheimer, nella versione di Arturo Parisi). Per questa ragione, è costantemente in bilico fra diverse scelte, diverse opzioni. Politiche e di valore. Populista e popolare, a seconda dei casi - e delle convenienze. Intransigente e tollerante, al tempo stesso, verso gli immigrati. Ma anche verso i diritti dei gay. Ostile verso la UE e l'euro. Comunque, contrario ai privilegi dell'impiego pubblico. Deciso a "spianare" i campi Rom. E, invece, favorevole al reddito di cittadinanza. Quindi, ad allargare il Welfare. Insomma, la proposta politica del M5s presenta una miscela di elementi diversi. E contrastanti. Come gli elettori che rappresenta. E che lo "usano" con diversi fini e per diverse ragioni. Per questo, in passato, l'ho paragonato a un autobus, sul quale salgono con diversi obiettivi e diverse destinazioni. Passeggeri che pagano un biglietto e dopo un percorso, più o meno lungo, scendono. Mentre, nel frattempo, altri salgono. Così il M5s è "condannato" a cambiare continuamente strada. A fermarsi solo per un attimo. E poi ripartire. D'altronde, meno di un terzo dei suoi elettori vorrebbe che il M5s partecipasse a coalizioni di governo. In ambito locale e tanto più nazionale. La maggioranza di essi accetterebbe di allearsi solo in poche, specifiche occasioni. In funzione di alcuni obiettivi, particolarmente importanti. Mentre quasi un terzo della base del M5s rifiuta qualsiasi intesa. A priori. Da soli o all'opposizione. Per controllare e sorvegliare il potere, tendenzialmente corrotto e corruttore. Per questo il M5s è condannato a cambiare direzione di continuo. E a correre. Senza fermarsi mai. Speculare alla Democrazia Cristiana, che, era dovunque, sempre in movimento, eppure sempre ferma. Distesa sul territorio, nei luoghi del potere. Nazionale e locale. Dove, invece, il M5s agisce da contro-potere. È la contro-democrazia (cristiana).

La CDC - senza la C. impegnata a sorvegliare assai più che a governare. Contrassegna la nostra democrazia ibrida. Affollata di post-partiti, guidati da post-leader post-ideologici. Faticosamente intenti a personalizzare una politica senza personalità. In questo tempo senza politica.

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