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OSSERVATORIO SUL NORD EST - NEL NORD EST IL DIALETTO È ANCORA VIVO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
LA RESISTENZA DEL DIALETTO, LO PARLANO ANCORA 7 SU 10
[di Natascia Porcellato]

"Questo libro è scritto all'interno di un mondo dove si parla una lingua che non si scrive", annotava Meneghello nelle note finali del suo "Libera Nos a Malo". Ma oggi il dialetto è ancora la lingua del Veneto e del Nord Est? "Ni", viene da dire, guardando ai dati raccolti da Demos per l'Osservatorio sul Nord Est. Se la quota di coloro che parlano dialetto al lavoro si ferma al di sotto della maggioranza assoluta (47%, -10 punti percentuali rispetto al 2001), le percentuali rimangono superiori a questa soglia per gli ambiti familiari o amicali, pur con crepe evidenti. Oggi, è il 70% dei nordestini che dichiara di parlarlo abitualmente in famiglia (ma sono 4 i punti percentuali in meno rispetto al 2001), e il 68% lo usa con gli amici (e qui il saldo arriva a -11).

Concentriamoci sulla diffusione del dialetto nel mondo degli affetti: il 61% dei nordestini lo parla in famiglia e con gli amici, mentre è quasi uno su quattro (24%) a non farlo. A preferire il dialetto nei rapporti più stretti sono in misura maggiore gli over-55 anni (73%), mentre a non sceglierlo sono specialmente gli under-30 (44%) e le persone di età centrale (30-44 anni, 31%). Guardando all'istruzione, poi, vediamo che il dialetto è utilizzato soprattutto da quanti sono in possesso di un titolo di studio basso (74%) o medio (70%), mentre a parlare in italiano tra le mura di casa o con gli amici sono in misura maggiore quanti possiedono un diploma o una laurea (36%). Ancora, dal punto di vista della dimensione urbana, il dialetto sembra essere più diffuso nelle realtà più piccole (67%), mentre nei grandi centri cresce la quota di chi non lo parla (32%).

In sintesi, dunque: il dialetto resiste, come lingua degli affetti, tra adulti e anziani, tra coloro che vivono in centri più piccoli e quanti sono in possesso di livelli di istruzione bassi o medi. Al contrario, l'italiano si fa più frequente tra giovani e persone di età centrale, tra chi vive nei centri più grandi e quanti hanno almeno un diploma.

A questo quadro, aggiungiamo che le persone che parlano in dialetto, oggi, sono considerate, prima di tutto, "attaccate alle proprie origini" (55%), ma anche "alla mano" (26%) e "simpatiche" (10%).

Nel complesso, dunque, il quadro offre innegabili segnali di attenzione. La fortuna del dialetto, in questi territori, ha tradizionalmente poggiato proprio sulla sua capacità di riunire: età, classi sociali, professioni, centri urbani. Non ha storicamente contrapposto "alto e basso", o "noi e loro", ma ha concesso un terreno di comunicazione condivisa: oggi, questo sembra essere messo in discussione.
Eppure, proprio in questi ultimi anni, abbiamo assistito a un rinnovato interesse verso il dialetto e la sua espressività: per questo, basta pensare agli ultimi lavori di Paolo Malaguti pubblicati da Einaudi, "Se l'acqua ride" e "Piero fa la Merica". Ed entrambi, non per caso, raccontano storie di famiglie, il luogo in cui la parola "incavicchiata" di Meneghello, "appercepita prima che imparassimo a ragionare", parla al e del cuore: è, in qualche modo, il linguaggio dell'anima del Nord Est. E forse, per questo: resiste, nonostante tutto. Almeno: per ora.



NOTA INFORMATIVA
L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto tra il 3 e il 10 marzo 2023 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI, CAMI, CAWI da Demetra. Il campione, di 1.006 persone (rifiuti/sostituzioni: 4.411), è statisticamente rappresentativo della popolazione con 18 anni e più residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per provincia (distinguendo tra comuni capoluogo e non), sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3,09% con CAWI) ed è stato ponderato, oltre che per le variabili di campionamento, in base al titolo di studio.
I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia. I dati sono arrotondati all'unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100. I dati fino a febbraio 2019 fanno riferimento ad una popolazione di 15 anni e più.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Marco Fornea ha svolto la supervisione della rilevazione effettuata da Demetra.
L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.

Documento completo su www.agcom.it
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