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Le mappe di Ilvo Diamanti
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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
SE IL MOTORE DELLA SVOLTA È GIALLOVERDE
[La Repubblica, 24 dicembre 2018]

Per anni - e da anni - in Italia ha soffiato un vento anti-politico. Partiti, leader, istituzioni e amministrazioni. Nazionali e locali. Nessuno è stato risparmiato dal sentimento di sfiducia. Largo e generalizzato. Oggi questo tempo sembrerebbe finito. Comunque, sospeso. Così, almeno, emerge dal XXI Rapporto: Gli Italiani e lo Stato, curato da Demos per La Repubblica. Sulla base di un sondaggio condotto nelle ultime settimane. Se, per molti anni, l'indagine ha rilevato il distacco fra i cittadini e i riferimenti del sistema pubblico, oggi non è più così.

Rispetto al 2017, infatti, si osserva una crescita della fiducia verso le istituzioni di governo, di rappresentanza e di servizio. Davanti a tutti, come avviene da anni, le Forze dell'ordine e il Papa. Il quale, tuttavia, subisce un lieve declino. Pur confermandosi a un livello molto elevato. Oltre il 70%. Ma quasi tutti gli altri soggetti "indagati" vedono salire la fiducia nei loro riguardi. Anche, anzi: "in particolare", quelli politici, di governo e rappresentanza. Fino all'anno scorso, e da molti anni, "osservati" e anzi "sospettati speciali". Il Parlamento è salito di 8 punti. Lo Stato: di 10. Perfino i partiti, ancora ultimi. Eppure risaliti. Per quanto di poco. Come le associazioni sindacali e degli imprenditori. Si coglie un clima diverso, nel Paese, nei confronti delle istituzioni. Più positivo. Una tendenza che ha origine nella svolta politica avvenuta in marzo, alle elezioni politiche. Quando si sono affermati il M5s e la Lega. I due partiti che, più degli altri, nel recente passato, avevano intercettato e alimentato l'insoddisfazione verso la democrazia e i principali partiti della Seconda Repubblica. PD e FI. E poi, appunto, il Parlamento, lo stesso Presidente della Repubblica. Oggi, i "nuovi" attori della "nuova" stagione politica sono al governo. E il loro atteggiamento nei confronti delle istituzioni, che prima contestavano, è cambiato. La sfiducia si è trasformata in fiducia. Verso lo Stato. Perché "lo Stato siamo noi", ha ripetuto Di Maio in più occasioni. Verso il Parlamento, per quanto ai margini, nell'approvazione della Legge di bilancio. E verso l'Unione Europea, con la quale, dopo mesi di conflitti, si è trovato un accordo. Così, gli elettori di Lega e M5s , in precedenza "attori della sfiducia", oggi sono divenuti i "motori della fiducia". O almeno della "non-sfiducia".

È significativo che le uniche istituzioni che subiscono un calo di fiducia siano quelle religiose. Oltre al Papa: la Chiesa. Colpevoli, secondo alcuni soggetti politici, in particolare la Lega, di sostenere l'accoglienza dei migranti. Ma, al tempo stesso, riflesso del declino del sacro che segna il nostro tempo. Il "tempo della non-sfiducia". Che indebolisce le appartenenze. Dunque: la fede. Perché la "fede" è la radice - non solo linguistica - della "fiducia". Così, la fiducia verso le istituzioni si associa a un diffuso sentimento di in-soddisfazione. Nei confronti dell'andamento economico del Paese. E del lavoro. Senza sottovalutare la crescente in-sofferenza verso le condizioni dell'ambiente. Del territorio. Per questo la partecipazione cresce. Insieme alla protesta. Frammentata e frammentaria. Si diffonde nei contesti locali e assume, in seguito, rilievo nazionale. Si pensi, per esempio, ai No Tav, ma anche alle mobilitazioni promosse dagli imprenditori che "tifano" per la Tav.

Il tempo della non-sfiducia, tuttavia, sembra rafforzare il sentimento democratico dei cittadini. Che continuano a preferire la democrazia ad altri regimi. Peraltro: senza entusiasmo. Con prudenza. E qualche "diffidenza". In particolare, gli elettori dei partiti di governo, Lega e M5s. Quasi metà di essi, infatti, ritengono che la democrazia possa funzionare anche "senza i partiti". In nome della "democrazia diretta", anzi: "immediata". Dunque, "senza mediazioni" e "senza mediatori". Un orientamento che sottolinea il distacco verso i partiti, le associazioni e le organizzazioni di interesse. Ancora: verso i politici, i giornalisti, gli uomini delle istituzioni e di governo. E, naturalmente, verso il Parlamento, al centro delle istituzioni della democrazia rappresentativa. Un terzo degli italiani pensa che se ne debbano ridimensionare i poteri. E fra gli elettori della maggioranza, questo pensiero è molto più diffuso.
Nel Paese e nel tempo della non-sfiducia, gli "altri" son visti con sospetto, più che con rispetto. Per sicurezza, allora, meglio difendersi dalla "democrazia dei partiti". Dai Parlamenti eletti dagli "altri".

Così, cresce la tentazione, meglio ancora: la tendenza, a cercare rifugio fra chi ci è più vicino. Soprattutto: nella famiglia. Oppure, a contrastare le minacce alla nostra sicurezza personale facendoci giustizia - e difendendoci - da soli. Anche con le armi.

In fondo, l'Italia è un Paese costellato dalla "Grande Arte". Eredità della nostra "Grande Storia". Ma siamo anche il Paese dov'è radicata e diffusa un'arte più piccola, eppure importante. L'Arte di Arrangiarsi, che ci rende capaci di affrontare le sfide quotidiane della vita e dell'economia in modo creativo, improvvisato. Ma efficace. Con-fidando su chi ci sta vicino. Su noi stessi. Ancor più che sulle istituzioni. Anche per questo, la fiducia nel "futuro", fra gli italiani, non è troppo elevata. Perché i nostri con-cittadini confidano maggiormente nel "presente". E nelle reti di relazioni sociali e inter-personali tessute intorno a loro.

In fondo, il futuro è adesso. E gli altri siamo noi.


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