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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST CHIEDE PENE SEVERE PER LA VIOLENZA SU DONNE E GAY

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
VIOLENZE FRUTTO DI PREGIUDIZI, PENE PIÙ DURE ALL'UNANIMITÀ
[di Natascia Porcellato]

Il pregiudizio può essere un'aggravante quando si compie una violenza? Sì, secondo i dati riportati dall'Osservatorio sul Nord Est. Guardando alle analisi di Demos per Il Gazzettino, infatti, emerge che, secondo l'87% dei nordestini, gli atti contro le donne solo perché donne dovrebbero essere puniti con più anni di detenzione. Guardando invece agli omosessuali, lo stesso orientamento viene espresso dal 61% degli intervistati, mentre è il 56% che ritiene che le aggressioni ai danni dei migranti solo in quanto tali dovrebbero essere punite più severamente.

Dalle aggressioni a gay e lesbiche ai pestaggi verso immigrati, per arrivare alle violenze contro le donne: le persone che appartengono a queste categorie sembrano subire -più di altre- angherie aggravate dal pregiudizio. La cronaca -spesso nera- dei giornali racconta continuamente casi come questi. La violenza è sempre da condannare: ma ci sono casi in cui lo è un po' di più?

Forse sì. Questi pregiudizi, e la necessità di aggravare le pene per contrastarli soprattutto quando si traducono in atti violenti, sembrano essere ampiamente riconosciuti dai cittadini di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento. L'87% degli intervistati ritiene che la violenza contro le donne solo in quanto tali dovrebbe essere punita con più anni di carcere, mentre è il 9% a ritenere sufficiente l'attuale normativa. A sostenere che andrebbero aumentate le pene per le violenze perpetrate ai danni dei gay solo in quanto omosessuali è il 61%, ma in questo caso appare più consistente sia chi sostiene lo status quo (27%) sia la quota di non rispondenti (10%). Ancora più incerti appaiono i dati relativi ai migranti: se il 56% ritiene che le aggressioni xenofobe andrebbero punite con più anni di carcere, è il 30% a non avvertire la necessità di un intervento in materia e il 12% preferisce non esprimersi in proposito.

Quali sono i settori sociali che appaiono maggiormente reattivi rispetto alle violenze aggravate da pregiudizio? Analizziamo innanzitutto gli atteggiamenti pregiudiziali verso le donne: la necessità di inasprire le pene appare in questo caso trasversale e ampia, tanto da non scendere mai sotto la soglia dell'80%. Tuttavia, dal punto di vista del genere, sono in misura maggiore proprio le donne (90%) rispetto agli uomini (84%) a chiedere un inasprimento delle pene per le aggressioni aggravate da ginefobia. Inoltre, la sensibilità verso questo tema appare più ampia tra le persone adulte o anziane (90-91%) e tra chi è in possesso di un basso livello di istruzione (95%). Politicamente, invece, questa richiesta sembra accomunare gli elettori del M5s (91%), della Lega (97%) e di chi guarda ai partiti minori (93%).

La lotta alle aggressioni omofobe, invece, non raccoglie altrettanta concordia. La sensibilità verso questo tipo di pregiudizio, infatti, è generalmente meno trasversale e appare più ampia tra le donne (67%), tra i giovani under-25 (65%), tra quanti hanno tra i 35 e i 44 anni (64%) e tra coloro che sono in possesso della licenza elementare (64%). Dal punto di vista politico, invece, il tema appare più caro ai sostenitori del M5s (70%) e a quanti appaiono incerti o reticenti (65%).

Ancora più distinguo possono essere individuati per le violenze xenofobe: la necessità di aggravare le pene per questo tipo di aggressioni appare più ampia tra le donne (61%), i giovani con meno di 25 anni (66%) e quanti hanno un livello di istruzione medio (59%). Dal punto di vista politico, invece, sono ancora gli elettori del M5s (68%) a chiedere un inasprimento delle pene per le violenze razziste verso gli immigrati.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 30 novembre-2 dicembre 2015 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1018 persone (rifiuti/sostituzioni: 6865), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3.07 %). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia. I dati sono arrotondati all'unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI.
L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.

Documento completo su www.agcom.it.

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