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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST PREFERISCE UNA CHIESA POVERA

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
CHIESA, A NORD EST DUE SU TRE LA PREFERISCONO POVERA
[di Natascia Porcellato]

Una Chiesa povera? Sì, secondo i nordestini. I dati raccolti da Demos per Il Gazzettino e pubblicati oggi all'interno dell'Osservatorio sul Nord Est sembrano lasciare pochi dubbi. Il 64% degli intervistati, infatti, ritiene che le proprietà della Chiesa siano negative perché questa deve essere povera per testimoniare con maggiore credibilità i suoi valori. Al contrario, a sostenere che le strutture ecclesiastiche siano indispensabili alla Chiesa per portare avanti il suo impegno nella società e nel mondo è il 30%. Una minoranza, infine, giudica indifferente la presenza dei beni materiali (4%) o non risponde alla domanda (2%).

"Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri": così Papa Francesco, al momento del suo insediamento, ha spiegato la scelta del suo nome papale. Al Santo di Assisi, infatti, si è ispirato Jorge Bergoglio nella scelta di "Francesco", e il riferimento alla regola francescana della povertà è apparso quasi rivoluzionario per un Papa che, fin dall'inizio, ha rotto molte prassi vaticane. La riforma dello Ior che sta portando avanti Papa Francesco (anche in conseguenza degli scandali dei mesi scorsi) appare una logica conseguenza dell'auspicio espresso al momento dell'elezione.
La scelta di Bergoglio appare supportata da gran parte della comunità nordestina. È il 64%, infatti, a giudicare le proprietà della Chiesa negativamente perché vissute come un ostacolo all'affermazione del suo messaggio e dei suoi valori. Il 30%, al contrario, ritiene che le proprietà ecclesiastiche siano positive perché indispensabili per lo svolgimento delle opere della Chiesa nel mondo. Rispetto a quanto rilevato in Italia, l'atteggiamento del Nord Est appare più orientato alla ricerca di una Chiesa spoglia di beni materiali. L'orientamento nazionale negativo rispetto ai possedimenti della Chiesa, infatti, si ferma al 60%, mentre quello positivo sale fino al 35% (rispettivamente, -4 e +5 punti percentuali rispetto al Nord Est).

Come si caratterizza dal punto di vista sociale questo orientamento? Guardando alle età, vediamo che sono soprattutto i giovani ad essere più comprensivi rispetto ai possedimenti materiali della Chiesa. Tra gli under-35, infatti, il giudizio positivo supera il 34%, anche se è tra coloro che hanno tra i 55 e i 64 anni che il valore raggiunge il 39%. Al contrario, sono le persone di età centrale che fanno registrare i valori più elevati di intransigenza rispetto ai possedimenti della Chiesa. È tra quanti hanno tra i 35 e i 44 anni, infatti, che la percezione del contrasto tra i beni e i valori raggiunge il 69%, ma è tra coloro che hanno tra i 45 e i 54 anni che il valore supera il 75%. È da sottolineare, però, come in nessuna classe d'età il dato scende sotto la soglia della maggioranza assoluta, segno che il conflitto tra il messaggio di povertà e semplicità professato dalla Chiesa e i possedimenti che ha sono ben presenti nell'opinione pubblica dell'area.

L'altra variabile di cui tenere conto è, giocoforza, la pratica religiosa. Anche in questo caso, la quota di intervistati che mostra scetticismo rispetto alla coerenza tra i valori spirituali della Chiesa e i suoi beni terreni è maggioritaria. Tuttavia, come intuibile, tra coloro che frequentano assiduamente i riti religiosi la visione positiva del ruolo dei beni della Chiesa è maggiormente presente rispetto alla media dell'area e raggiunge il 37%. Sono soprattutto i non praticanti, invece, a mostrare una più ampia intransigenza (74%) nel giudicare negativamente i beni della Chiesa in quanto in contrasto con i valori che professa.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 18-20 marzo 2014 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1005 persone (rifiuti/sostituzioni: 5189), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3.09%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Irene Sguotti ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.

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