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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST PENSA CHE LE DONNE SIANO DISCRIMINATE

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
«LE DONNE SONO DISCRIMINATE» A NORD EST LO DICONO SEI SU DIECI
[di Natascia Porcellato]

L'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, indaga oggi intorno alla percezione delle discriminazioni di genere. Il 60% degli intervistati si dichiara moltissimo o molto d'accordo con l'idea che "In Italia è molto difficile per le donne raggiungere posizioni di potere nel lavoro e nella politica perché sono discriminate". Una presa di coscienza larga da parte della popolazione, dunque, ma che rivela differenze significative: è tra le donne, infatti, che questa consapevolezza sale fino ad arrivare al 70%, mentre tra gli uomini sfiora il 50%.
"Troppo spesso si sente dire che il tema delle pari opportunità è superato perché viviamo già in una condizione di uguaglianza giuridica e materiale tra i sessi. Ovviamente non è vero. In particolare non lo è in Italia": così il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto qualche giorno fa alla cerimonia dell'8 marzo. Già, perché i dati continuano a rimandare un Paese in cui aumentano i femminicidi (da 159 del 2011 a 177 del 2013, Min. dell'Interno). Ma, anche quando la donna non è uccisa, spesso vive in un contesto che la umilia e la svaluta nelle sue capacità e nel suo salario. L'indagine AlmaLaurea pubblicata nei giorni scorsi è impietosa: le trentenni guadagnano mediamente 300 Euro in meno rispetto ai loro coetanei di pari età e formazione e sono collocate all'interno di contratti più precari. Senza parlare della fatica di arrivare a ricoprire incarichi di responsabilità, sia in politica che nel mondo del lavoro.

Le donne in Italia sono discriminate? Sì, secondo il 60% degli intervistati, è la discriminazione di genere la ragione per cui le donne non riescono a raggiungere posizioni di potere in ambito lavorativo o politico. Rispetto al 2011, quando era il 58% a mostrare lo stesso tipo di orientamento, assistiamo a una leggera crescita (+2 punti percentuali).

Questa consapevolezza, però, riguarda molto più le donne che gli uomini. Tra le prime, infatti, la coscienza di essere discriminate arriva al 70%, mentre lo sguardo maschile sulla condizione femminile la giudica "discriminata" nel 50% dei casi.
Chi sono quelle che più di altre avvertono il "peso di essere donne" in Italia? Le più attente sono quelle di età centrale (35-54 anni), le casalinghe, le disoccupate e le pensionate. Da sottolineare, però, che non si scende mai sotto la soglia del 60%.
Tra gli uomini, invece, l'orientamento appare più contenuto e frammentato. La maggiore consapevolezza della situazione di discriminazione in cui versano le donne è più ampia tra quanti hanno tra i 25 e i 34 anni e tra gli adulti (45-64 anni), oltre che tra i lavoratori e i disoccupati.

Interessante, però, è che i giovani sotto i 25 anni -sia uomini che donne, seppur con intensità molto differenti - vedano la questione con maggior distacco. Lo stesso andamento è osservabile anche guardando al dato relativo a studenti e studentesse. Come interpretare queste indicazioni? Le ricerche e le analisi che si sono svolte in questi anni hanno evidenziato come le studentesse siano più preparate e ottengano risultati migliori dei loro coetanei (l'ultima: notiziario Miur, dicembre 2013). Questo accade sia negli istituti secondari superiori che all'università. La minore percezione di discriminazione da parte di giovani e studenti, dunque, è forse riconducibile al fatto che, in quel momento, questa è più raccontata che vissuta, dato che effettivamente inizia una volta varcata, per l'ultima volta, la soglia dell'aula.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 3-6 febbraio 2014 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1005 persone (rifiuti/sostituzioni: 5093), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3.09%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.


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