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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E LA CHIRURGIA ESTETICA

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
BELLEZZA E BISTURI, LA CRISI INVESTE ANCHE I "RITOCCHINI"
[di Natascia Porcellato]

Costruire la bellezza? Si può fare, secondo un nordestino su tre. L'Osservatorio sul Nord Est indaga intorno al mondo della chirurgia estetica: oggi, il 34% dei rispondenti intervistati da Demos per Il Gazzettino si dichiara moltissimo o molto d'accordo con l'idea che "è giusto che una persona, se desidera modificare l'aspetto del proprio corpo, ricorra alla chirurgia". Dopo il calo di consensi che aveva caratterizzato gli ultimi anni, gli interventi estetici riprendono popolarità, riposizionandosi sui livelli del 2005.

Secondo George Bernard Shaw, «La bellezza, dopo tre giorni, è tanto noiosa come la virtù». Noiosa forse sì, ma come la mettiamo con i soldi? Dagli studi dell'economista Daniel Hamermesh (università del Texas), infatti, veniamo a sapere che le brutte guadagnano il 12% in meno delle belle, i brutti il 17% in meno. A fine carriera, il saldo negativo che tocca ai "diversamente belli" è intorno ai 230mila dollari. In tempi di crisi, dunque, la chirurgia estetica può essere considerata un investimento (anche) lavorativo? Ricorrere a bisturi, botox, protesi o laser (quasi) come un Master? Fuor di ironia, è certo che la chirurgia estetica continua ad essere un tema attuale proprio perché crocevia delle nevrosi della società per immagini in cui siamo immersi.

Oggi, è poco più di un nordestino su tre (34%) a giustificare le persone che intendono modificare il proprio aspetto fisico chirurgicamente. Come è cambiato nel tempo questo atteggiamento? Tra il 2002 e il 2005 la quota di persone che giustificava l'intervento di chirurgia estetica era tra il 37 e il 35%. Nel 2007 una contrazione ha ridotto il consenso sul tema al 28%, mentre nel 2008 è balzato al 42%. Da allora, però, il trend ha segnato una costante riduzione: nel 2009 il gradimento verso il bisturi è sceso al 33%, nel 2010 al 26% e nel 2012 al 20%. Dato il recente aumento al 34%, potremo verificare in futuro se si tratti di un mutamento passeggero o se invece non sia una vera e propria inversione di tendenza dell'opinione pubblica.
In quali settori il favore verso il "ritocchino" appare più esteso? Giovani (under-35) e adulti (45-54 anni), uomini, in possesso di un alto livello di istruzione: questi sono i tratti principali che caratterizzano il profilo dei maggiori sostenitori della chirurgia estetica. Dal punto di vista professionale, invece, la passione per la "bellezza costruita" appare trasversale e unisce imprenditori, impiegati, studenti, operai e disoccupati.

In parte, stupisce constatare che siano più gli uomini (39%) delle donne (30%) a giustificare l'intervento chirurgico estetico. Per approfondire questo aspetto, consideriamo congiuntamente il genere e l'età. Giovani con meno di 35 anni e anziani over-65 appaiono caratterizzati da un comune sentire che va oltre il genere: in queste fasce d'età, infatti, uomini e donne non mostrano dei distinguo degni di nota. Diverso il discorso se guardiamo alle classi d'età centrali. In questo caso, le "opinioni di genere" si allontanano. La distanza maggiore è rintracciabile tra i 35 e i 44 anni: qui il consenso verso il bisturi espresso dagli uomini è intorno al 43%, mentre tra le coetanee si ferma al 25%. Lontani appaiono anche uomini e donne tra i 45 e i 54 anni: la visione maschile che sostiene la chirurgia estetica raccoglie il 47% del consenso, mentre tra le donne la quota si ferma al 33%. Sempre consistente, infine, la distanza che separa uomini e donne tra i 55 e i 64 anni. Se tra i primi i sostenitori della chirurgia estetica sono il 33%, tra le seconde il dato si ferma al 24%.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 2-5 settembre 2013 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1011 persone (rifiuti/sostituzioni: 4948), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3,08%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.

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