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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST STA PERDENDO L'USO DEL DIALETTO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
L'AGONIA CONTINUA DEL DIALETTO, OGGI PARLATO SEMPRE MENO
[di Natascia Porcellato]

Il dialetto sembra cedere il passo in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e nella provincia di Trento: si riduce il suo impiego, soprattutto nei luoghi di lavoro. L'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, come ormai da tradizione, rileva la frequenza con cui viene usato il dialetto. Oggi, è il 69% a parlarlo molto o abbastanza spesso con gli amici, e una quota sostanzialmente analoga (67%) lo usa in famiglia. Per questi due settori, la diminuzione rispetto al 2002 è di 7 punti percentuali. Nel lavoro, invece, è il 38% a esprimersi in dialetto; in questo caso, la contrazione rispetto a dieci anni fa è decisamente più ampia e sfiora i 17 punti percentuali.

Il Nord Est è una terra ricca di dialetti, parlate e vere e proprie lingue, come il friulano o il ladino, per fare due esempi. Alcuni dei punti di forza che hanno permesso che queste si tramandassero nel tempo sono state la diffusione e la trasversalità: tutti parlavano in dialetto, indipendentemente da ceto sociale, livello di istruzione, posizione professionale. Anomalo era non parlarlo. Oggi, però, sembra che questa parte della tradizione si stia perdendo e che i nordestini non riescano a tramandarlo con la stessa efficacia alle nuove generazioni.

Il declino della presenza del dialetto è osservabile prima di tutto guardando come è cambiato il suo utilizzo nella vita professionale. Nel 2002, infatti, era utilizzato dal 55% dei nordestini, ma il calo costante che possiamo vedere nel decennio lo porta oggi alla quota minima del 38%, con una perdita di ben 17 punti percentuali.
Ad utilizzarlo maggiormente in questo settore sono le persone di età centrale (tra i 35 e i 64 anni) e in possesso di un livello di istruzione medio. Inoltre, possiamo osservare come sia soprattutto nei comuni più piccoli (meno di 15mila abitanti) ad essere più frequente l'utilizzo del dialetto nel lavoro. Guardando alla professione, poi, vediamo come siano soprattutto operai, imprenditori e lavoratori autonomi ad impiegarlo più spesso.

Se l'uso del dialetto nel lavoro è in diminuzione, anche nel suo uso più privato iniziano ad essere evidenti dei cambiamenti. Nel 2002 era il 76% degli intervistati a parlare in dialetto con gli amici, e fino al 2010 la quota si è mantenuta tra il 72 e il 75%. Nell'ultima rilevazione, invece, si è contratta al 69%. Una dinamica simile è rintracciabile anche per l'uso del dialetto in famiglia: nel 2002, era questa la "lingua degli affetti" per il 74% degli intervistati, e nel corso del tempo si è mantenuta tra il 68 e il 73%. Oggi, però, scende al 67%. Nonostante, quindi, sia piuttosto diffuso ancora oggi, nel complesso dei dieci anni il calo è intorno ai 7 punti percentuali.

In questo caso, i profili sono piuttosto simili: ad impiegare maggiormente il dialetto in famiglia sono le persone con oltre 55 anni, mentre con gli amici la quota si allarga a quelle con oltre 45 anni d'età. Tra gli under-25, invece, la percentuale di coloro che parlano dialetto con i genitori o con il gruppo amicale non raggiunge il 50%. Guardando al livello di istruzione, poi, vediamo come siano soprattutto coloro che sono in possesso della licenza elementare o media a parlarlo più spesso.
La dimensione del comune, poi, vede un maggiore utilizzo del dialetto in famiglia tra coloro che vivono in comuni fino a 50mila abitanti, mentre tra amici è preferito soprattutto nei centri di dimensioni più ridotte (fino a 15mila abitanti). Infine, le professioni: sia parlato in famiglia o con gli amici, il dialetto appare lo strumento di comunicazione utilizzato in misura maggiore da operai, imprenditori, casalinghe e pensionati.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 6-8 settembre 2012 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1008 persone (rifiuti/sostituzioni: 5243), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3,08%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Fabio Turato, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.

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