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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E IL FUTURO DEI GIOVANI

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
METÀ NORDEST NON GUARDA AL FUTURO DEI "SUOI" GIOVANI
[di Natascia Porcellato]

All'inizio del nuovo anno, l'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, si interroga sull'attenzione che gli adulti riservano ai giovani. Con l'idea che "oggi gli adulti si preoccupano del futuro dei giovani molto meno di un tempo" è (moltissimo o molto) d'accordo il 44% degli intervistati. Dal 1998 ad oggi, l'incremento appare consistente: tredici anni fa, infatti, era il 28% a condividere questa opinione.

«Quasi sempre quel che giova ai giovani giova al Paese e questo vale anche per le donne»: così il Presidente del Consiglio Mario Monti si è presentato all'Italia quando ha accettato l'incarico di formare il nuovo Governo. In attesa che giovani e donne divengano l'effettivo centro dell'azione di rilancio del Paese, i dati rilevati da Demos nel novembre scorso sembrano offrire un segnale chiaro. La percezione di un costante calo di interesse verso le classi d'età più giovani è chiara e, forse, si può interpretare con una chiave ormai classica per l'Italia: quella familiare. Quella che vuole, nei limiti delle possibilità di ognuno, il (proprio) figlio protetto e al sicuro, mentre i figli (degli altri) sempre più abbandonati a se stessi. Una situazione che appariva gestibile - e magari accettabile - in tempi di sviluppo e crescita, ora, in tempi di crisi, mostra tutti i suoi limiti. Come certificato anche dall'Istat nei giorni scorsi, in Italia coloro che sono più esposti al rischio-povertà hanno tra i 18 e i 24 anni.

Utilizzando un'immagine, potremmo dire che sembra di vedere una generazione di Padri che assiste indirettamente al proprio fallimento attraverso il cupo futuro dei Figli. Che questo orientamento si sia consolidato negli ultimi anni è ravvisabile dall'evoluzione che ha avuto nel corso del tempo. Nel 1998 era il 28% degli intervistati ritenere che gli adulti si preoccupassero del futuro dei giovani meno di un tempo. Nel 2002 la quota era salita al 31% e cinque anni più tardi arrivava a sfiorare il 38%. Lo scorso novembre, infine, erano oltre quattro nordestini su dieci (44%) a condividere l'idea che l'attenzione verso le classi d'età più giovani fosse in declino. Complessivamente, in tredici anni l'aumento è stato superiore ai 16 punti percentuali.

Interessante, inoltre, vedere come siano proprio i più giovani a riconoscersi come marginali nell'orizzonte di interesse degli adulti. Tra quanti hanno meno di 34 anni, la quota di intervistati che sostiene l'assenza di attenzione verso i giovani da parte degli adulti arriva a sfiorare il 50%. Tra gli intervistati delle classi d'età più mature, invece, i valori appaiono più contenuti, per quanto non scendano mai sotto il 40%.

Possiamo aggiungere ulteriori elementi osservando l'influenza del livello di istruzione e della categoria socio-professionale. Se guardiamo al titolo di studio, si nota come l'idea che ci sia un'assenza di attenzione verso i giovani sia più radicata tra quanti sono in possesso della licenza elementare (50%) mentre, al contrario, è tra quanti hanno un diploma o una laurea che il valore tocca il consenso minimo (39%).

Guardando alle professioni, infine, osserviamo come siano soprattutto studenti (48%) e casalinghe (47%) a vedere gli adulti meno preoccupati di un tempo per il futuro dei giovani, anche se le categorie maggiormente orientate verso questa idea sono quelle degli operai (53%) e dei lavoratori autonomi (55%).

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 4-8 novembre 2011 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1025 persone (rifiuti/sostituzioni: 3517), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3,06%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Fabio Turato, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.

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