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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E IL DIALETTO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
DIALETTO A SCUOLA? NO, SI IMPARA SOLO IN FAMIGLIA
[di Natascia Porcellato]

Veneto e Friulano, Sloveno e Ladino: queste sono solo alcune delle parlate di cui il Nord Est è, tradizionalmente, molto ricco. Alcune hanno lo status di lingua e sono riconosciute e tutelate come tali, altre invece no. L'aspetto più rilevante, però, pare essere la loro diffusione, ancora piuttosto ampia in queste terre. L'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, si occupa oggi del modo in cui la lingua locale può essere trasmessa. Il dialetto si insegna a scuola o si "respira" in famiglia? Circa il 29% degli intervistati ritiene che dovrebbe occupare un posto tra le materie scolastiche, perché fa parte della cultura locale. Il 67%, al contrario, pensa che l'unico posto in cui è possibile impararlo davvero sia in famiglia.

Il Nord Est è un'area dalla profonda tradizione culturale dialettale. Personalità come Goldoni e Zanzotto, Meneghello e Pasolini, solo per citarne alcune, hanno saputo fare letteratura e poesia con il dialetto. Del resto, la trasversalità sociale che caratterizzava (e in parte ancora caratterizza) l'uso dell'idioma locale lo ha reso uno strumento di comunicazione e condivisione inclusivo di tutte le classi sociali.

Ma si può insegnare il dialetto? Circa il 29% degli intervistati da Demos ritiene che vada inserito tra le materie scolastiche, perché fa parte della tradizione e dell'identità locale. Oltre due nordestini su tre, invece, si dicono convinti che la lingua locale debba essere parlata e insegnata in famiglia, perché è l'unico luogo in cui è possibile impararla davvero.

Un dialetto da vivere, dunque, più che da imparare tra i banchi di scuola e sui libri. È interessante notare come siano soprattutto i giovani con meno di 29 anni a sostenere l'importanza della famiglia nell'insegnamento del dialetto, mentre, al contrario, sono adulti e anziani a mettere maggiormente l'accento sulla necessità che intervenga la scuola.

Altrettanto importante è osservare come si declinino le opinioni in relazione alla regione o provincia autonoma degli intervistati. Sono soprattutto coloro che vivono in Friuli-Venezia Giulia a sostenere la rilevanza della famiglia nella trasmissione del dialetto (71%), mentre è la provincia di Trento a ritenere che la scuola dovrebbe intervenire in modo più sistematico per sostenere la conoscenza e la diffusione della lingua locale (34%).

Guardando invece all'istruzione, possiamo osservare come l'insegnamento del dialetto in aula venga guardato con maggiore interesse da coloro che hanno un basso livello di istruzione (43%), mentre quanti sono in possesso di un diploma o una laurea tendono ad indicare nella famiglia il luogo di trasmissione del dialetto (75%).

Infine, non possiamo non considerare l'influenza della politica. Sono soprattutto gli elettori del centrodestra a mostrarsi maggiormente sensibili all'ipotesi di introdurre il dialetto tra le materie di studio. Tra i sostenitori della Lega Nord (42%), del Pdl (41%) e di Fli (38%), infatti, l'ipotesi di introdurre il dialetto a scuola riscuote i consensi maggiori. Invece, a vedere nella famiglia il luogo naturale in cui imparare la lingua locale sono soprattutto i simpatizzanti dell'Udc (72%) e del Pd (71%), anche se le quote di consenso maggiori provengono dai sostenitori di Sel (80%), del Movimento 5 Stelle e dell'Idv (dove si assesta intorno al 90%).
NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto da Demetra (sistema CATI, supervisione di Claudio Zilio) nel periodo 18-22 aprile 2011. Il campione intervistato è tratto dall'elenco di abbonati alla telefonia fissa (N=1044, rifiuti/sostituzioni: 3024) ed è rappresentativo della popolazione residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età. I dati sono stati ponderati in base al titolo di studio (margine massimo di errore 3.03%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Ludovico Gardani e Natascia Porcellato hanno curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Claudio Zilio ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.
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