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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E IL DIALETTO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
SUL LUOGO DI LAVORO IL DIALETTO SI PARLA SEMPRE MENO
[di Fabio Bordignon]

Il dialetto: ubiquo e trasversale, nelle regioni del Nord Est. Si parla soprattutto in famiglia e con gli amici, ma anche sul luogo di lavoro; soprattutto in Veneto, ma anche in Friuli-Venezia Giulia e in provincia di Trento; soprattutto tra gli anziani, ma anche nelle giovani generazioni. E' una tenuta sorprendente, quella delle parlate locali in quest'area d'Italia, confermata anno dopo anno dalle rilevazioni dell'Osservatorio sul Nord Est. Nell'ultimo sondaggio sul tema, la contrazione negli indici calcolati da Demos per Il Gazzettino è di scarsa entità rispetto al dato del 2008.
Se guardiamo agli otto anni di monitoraggio sul tema, la riduzione complessiva, nel numero di persone che affermano di utilizzare il dialetto nella vita di tutti i giorni, è piuttosto contenuta. Il salto più evidente si osserva in relazione alla dimensione lavorativa. Tra il 2001 e il 2009, il ricorso al dialetto sul luogo di lavoro è sceso dal 57 al 44%: un dato comunque di tutto rispetto. Se si guarda, invece, alla sfera privata, la persistenza degli idiomi locali sembra più evidente. E' di circa sei/sette punti, in questo caso, lo scarto tra prima e ultima rilevazione. Si passa dal 74 al 67%, per quanto riguarda l'uso in famiglia, dal 79 al 73% per l'utilizzo tra gli amici.
Il dialetto è dunque, non sorprendentemente, innanzitutto una "lingua del privato", ma conferma la sua presenza anche in ambito professionale: nelle fabbriche, nelle officine, persino negli uffici è "normale", da queste parti, sentire parlare in dialetto. La sua mappa vede una maggiore concentrazione nel Veneto, ma nelle altre due aree oggetto della rilevazione si riscontrano comunque valori elevati (sebbene con uno scarto più ampio tra utilizzo "pubblico" e "privato"). Più netta, rimanendo sul piano geografico, è la frattura tra piccoli e grandi centri urbani: passando dai comuni con meno di 15 mila abitanti a quelli con più di 50 mila la frequenza nel ricorso al dialetto cresce, in modo progressivo. Passa dal 58 al 73%, se si considera la dimensione familiare, dal 30 al 50% se guardiamo a quanto avviene nei luoghi di lavoro.
Ma ad offrire garanzie circa la continuità del dialetto sono soprattutto i dati sul suo utilizzo per classe d'età. Sebbene la frequenza tenda a declinare spostandoci dalle fasce più anziane verso quelle più giovani, anche presso quest'ultime il dialetto è conosciuto e parlato in modo molto diffuso. Le reti amicali e innanzitutto la famiglia, sotto questo profilo, sembrano costituire degli efficaci luoghi di trasmissione e persistenza. Tra chi supera i 55 anni d'età, la conoscenza del dialetto è molto elevata: supera la soglia dell'80% in ambito privato - mentre è prevedibilmente più bassa in ambito lavorativo, a causa dell'elevato numero di pensionati in questa fascia anagrafica. Nelle classi centrali, fra i 35 e i 54 anni, si scende appena sopra il 70%, mentre il dato declina ulteriormente nei due segmenti più giovani della popolazione. Anche tra i giovanissimi, tuttavia, oltre la metà dichiara di avere almeno un amico con cui esercitare la parlata locale.
NOTA METODOLOGICA

I dati dell'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos & Pi, sono stati rilevati attraverso un sondaggio telefonico svolto tra il 4 e il 6 maggio 2009. Le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing), dalla società Demetra di Venezia. Il campione, di 1033 persone, è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età. I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Fabio Bordignon e Natascia Porcellato hanno curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Giovanni Pace ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it
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