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OSSERVATORIO SUL NORD EST - TRA FLESSIBILITÀ E PRECARIETÀ: LA CONCEZIONE DEL LAVORO NEL NORD EST

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
IL NORD EST E IL LAVORO: TRA PRECARIETÀ E FLESSIBILITÀ
[di Fabio Bordignon]

Il Nord Est contro la flessibilità del lavoro. La maggioranza assoluta della popolazione, nelle regioni nord-orientali, fa propria l'equazione "flessibilità uguale precarietà". Solo gli imprenditori, fra le diverse categorie sociali, "difendono" le nuove forme contrattuali, descrivendole come strumento utile agli operatori economici e veicolo per lo sviluppo. Ma le posizioni politiche personali influiscono in misura rilevante nell'orientare le opinioni in materia. A rivelarlo è un recente sondaggio dell'Osservatorio sul Nord Est, realizzato da Demos per Il Gazzettino.
Gli orientamenti pro-market, nelle regioni del Nord Est italiano, sono sempre stati più spiccati che in altre aree del paese. E i dati dell'Osservatorio, proposti oggi in questa pagina, non sembrano suggerire eccezioni alla regola. Proposte nel complesso della penisola, le due affermazioni alternative (volutamente estreme) sulla flessibilità del lavoro determinano un risultato piuttosto esplicito. Sono quasi sei persone su dieci, infatti, a vedere la diffusione dei contratti cosiddetti "flessibili", all'interno del mercato del lavoro, come fonte di precarietà e fenomeno che impedisce – soprattutto ai giovani - di "progettare il futuro". Nel Nord Est, secondo le attese, il dato si abbassa leggermente, ma non tanto da capovolgere l'orientamento prevalente su scala nazionale. La maggioranza assoluta, fra gli intervistati nel Veneto, nel Friuli-Venezia Giulia e in provincia di Trento, si schiera comunque "contro".
Del resto, questi dati devono essere letti anche alla luce del clima d'opinione prevalente, in questa fase, in riferimento alla dimensione economica. I risultati sulla congiuntura – pessima, agli occhi dei cittadini - proposti nelle scorse settimane aiutano a inquadrare gli atteggiamenti documentati dal sondaggio di oggi. L'incertezza economica, le preoccupazioni per il sistema paese, il senso di impoverimento: tutti questi fattori spingono le persone a cercare sicurezza e inibiscono la propensione verso i percorsi caratterizzati da maggiore "rischio". Così, nella settimana che ci introduce alla tradizionale festa del Primo maggio, scopriamo che, anche nelle regioni nordestine, la flessibilità viene vista perlopiù sotto una luce negativa: solo il 38% dei cittadini ne sottolinea l'utilità per le imprese e la rilevanza nel sostenere lo sviluppo economico. Questo dato cambia, in modo netto, solamente nel sotto-campione dei lavoratori autonomi, che nel 61% dei casi richiamano l'importanza dei contratti flessibili: i cosiddetti contratti "atipici", che, secondo una recente stima proposta da Emiliano Mandrone su Lavoce.info, in Italia sfiorerebbero quota tre milioni e mezzo (Isfol, 2006).
Il dato sfiora la soglia del 50% anche fra gli studenti, mentre si attesta poco sotto la maggioranza assoluta nel caso dei liberi professionisti. Si registrano delle spaccature anche all'interno del mondo dei lavoratori dipendenti, sebbene una netta maggioranza, fra essi, si esprima con toni negativi. Si tratta di circa il 63%, fra gli operai, e del 57% fra tecnici, impiegati e funzionari. Giudizi critici si rilevano anche fra le casalinghe (50%) e i pensionati (45%) – categorie che, in quanto esterne al mercato del lavoro, appaiono in maggiore difficoltà nel prendere posizione.
Più di qualsiasi altra variabile, sugli orientamenti in materia sembrano influire le opinioni politiche personali. Le posizioni critiche si presentano diffuse soprattutto fra gli elettori dei partiti che, alle recenti consultazioni politiche, hanno appoggiato Walter Veltroni: 69%. Il dato si contrae al 61% fra gli elettori della Sinistra Arcobaleno, appaiata, su questo indicatore, all'Unione di Centro. Tra chi invece ha assegnato la propria preferenza a Silvio Berlusconi (votando per il PdL o per la Lega), invece, l'orientamento si ribalta, e il 53% afferma l'utilità delle forme flessibili di lavoro.
NOTA METODOLOGICA

I dati dell'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos & Pi, sono stati rilevati attraverso un sondaggio telefonico svolto tra il 15 e il 19 marzo 2008. Le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing), dalla società Demetra di Venezia. Il campione, di 1037 persone, è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età. I dati delle precedenti rilevazioni fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Fabio Bordignon e Natascia Porcellato hanno curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Claudio Zilio ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
La documentazione completa su www.agcom.it.
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