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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
L'IDENTITÀ DEGLI ITALIANI, CITTADINI DEL MONDO LEGATI ALLA LORO REGIONE
[La Repubblica, 19 aprile 2021]

Siamo un popolo di italiani e cosmopoliti. Cittadini d'Italia e del mondo. Lo sottolinea il sondaggio di Demos che proponiamo oggi. Dedicato all'identità territoriale degli italiani. Un tema importante all'interno del nostro Paese. Perché il territorio contribuisce alle nostre relazioni. Alle nostre condizioni economiche e alle nostre convinzioni. Nel territorio sorgono città, quartieri. Aziende, imprese. scuole. Ogni territorio ha una storia "specifica". Per questo dà una impronta "specifica" alle idee dei cittadini che vi risiedono. Un'identità, appunto. Cioè: riferimenti comuni, che marcano il nostro sentimento sociale. Garantiscono, segnano continuità. Di generazione in generazione. E talora favoriscono il cambiamento. In Italia, l'appartenenza territoriale appare differenziata. Tra riferimenti locali, nazionali e inter-nazionali. Uno scenario che, nel corso degli anni, è cambiato profondamente. Tuttavia, mantiene motivo di interesse e attualità.

Il sondaggio di Demos sui riferimenti e le appartenenze territoriali degli italiani fornisce, al proposito, indicazioni interessanti. Conferma le diverse "storie" e tendenze che da tempo caratterizzano il nostro Paese. Ma rivela anche novità significative. Se si considera la prima scelta, fra le diverse definizioni proposte, "gli italiani si confermano italiani" (appunto). E cosmopoliti. Cittadini dell'Italia e del mondo. Anche se l'identità nazionale, negli ultimi 10 anni, pare aver ridotto sensibilmente la sua rilevanza (sul piano demoscopico). Tuttavia, resta la più condivisa. A maggior ragione se si considera la seconda scelta, il secondo riferimento indicato dai cittadini (fra quelli proposti dal sondaggio). Si tratta di un orientamento che era già apparso evidente in passato. Non per caso avevamo parlato di un popolo di "E" italiani. Per sottolineare come si trattasse di una cornice importante, anzi, essenziale, a tenere insieme gli altri riferimenti territoriali. Nel nostro Paese, in altri termini, ci si dice e sente - o viceversa - italiani. Nonostante tutto. Cioè: cittadini del mondo, della nostra regione, area (Nord, Centro, Sud). Ancora: cittadini europei. E italiani. Non si tratta di una seconda opzione, ma di un tratto comune. Di "comunità". L'Italia costituisce, infatti, un riferimento complementare e integrante. Non secondario. Tuttavia, negli ultimi 10 anni pare aver perduto, in parte, la sua capacità di offrire riconoscimento. Identità. Nel 2011, infatti, il 28% dei cittadini del nostro Paese si definiva anzitutto "italiano". Oggi il 20%. Nello stesso tempo, si è allargata l'area delle persone che si definiscono "cittadini del mondo". Ma, soprattutto, è cresciuta la componente di chi si riconosce - anzitutto - nella propria regione. Dall'11 al 17%, negli ultimi 2 anni. Mentre gli europeisti erano e rimangono una "minoranza minoritaria": il 10%. Europeisti e cosmopoliti, peraltro, mantengono un peso particolarmente elevato fra i più giovani e, soprattutto, gli studenti. Cosmopoliti ed europei per abitudine e pratica consolidata.

Ma il maggior calo, negli ultimi anni, si osserva fra coloro che dichiaravano una esplicita "identità di area". Soprattutto nel Nord, dove la Lega di Bossi aveva imposto la "questione Settentrionale". In contrasto con Roma. Centro e specchio dell'Italia. E con il Mezzogiorno, protetto e "mantenuto" dallo Stato. Ora, invece, se si scorrono i dati del sondaggio di Demos, si fatica a trovare un "appiglio" territoriale specifico ed esplicito, alle appartenenze sociali. Semmai, è interessante notare come la base sociale maggiormente "legata" al territorio sia composta dagli elettori "leghisti". Quasi metà di essi, infatti, si sente parte di una patria regionale o di area. Cioè, "nordista". Come ai tempi di Bossi, appunto. Mentre la Lega, su ispirazione e spinta di Salvini è divenuta un partito "nazionale" e "personale". Di Destra. Non è un caso che la zona maggiormente regionalista resti il Nord Est. L'area dove co-abitano regioni autonome: Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia. Insieme al Veneto di Zaia, eletto nelle liste della Liga Veneta nei primi anni Novanta. A Nord Est, dunque, la domanda autonomista permane diffusa. Tuttavia, alla crescita del riferimento regionale fra gli italiani, in questa fase, ha contribuito sicuramente il Covid. Che ha accentuato il ruolo delle Regioni, spesso in modo distinto, distante e, talora, polemico, rispetto al governo centrale. Cioè: "nazionale".

Si conferma, dunque, l'immagine di un Paese dove co-abitano, non senza tensioni, diversi Paesi. Diverse Regioni e aree che seguono percorsi e orizzonti diversi. Così, non sorprende l'importanza assunta dalla prospettiva cosmopolita. Sottolineata dallo spazio crescente e cresciuto di coloro che affermano di guardare oltre i confini: locali, nazionali ed europei. Coloro che si sentono e dicono "Cittadini del mondo". Perché il mondo non ha bandiere, regole, limiti. Ma neppure radici e contesti comuni. Condivisi. Per questo l'Italia cosmopolita rischia di delineare un Paese senza bandiere. E senza identità.

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