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Le mappe di Ilvo Diamanti
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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
LA BASE GRILLINA ORA VUOLE UN UOMO SOLO AL COMANDO PER 7 SU 10 IL LEADER È CONTE
[La Repubblica, 22 marzo 2021]

Gli elettori del M5S, in questa fase, appaiono divisi su molte questioni, ma uniti intorno a un leader, Giuseppe Conte. Capo del governo per oltre due anni, con due maggioranze diverse. Indicato nel giugno 2018 dal M5S. E oggi (ri)entrato nella stessa area "partitica", dopo la crisi che ha determinato le sue dimissioni e l'arrivo di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio. L'indagine condotta di recente da Demos per Repubblica mostra come la base del M5S non intenda affidare la guida del Movimento (meglio sarebbe dire, Partito) a un Direttorio, com'è stato previsto dalle ultime modifiche dello Statuto. Ma, appunto, a un nuovo leader.

È ciò che pensano 6 elettori su 10, mentre meno di 4 (per la precisione, il 37%) preferirebbero un organo direttivo formato da 5 persone. Si tratta di un segno ulteriore di "normalizzazione" del Movimento sulla strada del Partito. D'altronde, da ben oltre un decennio, i 5S siedono in Parlamento, con i propri rappresentanti eletti dai cittadini. Si presentano, cioè, come "soggetti della democrazia rappresentativa". Dunque, come partiti.

Le polemiche interne al M5S, d'altronde, si sviluppano, accese, intorno a questo tema. Infatti, c'è dissenso sul ricorso alla piattaforma Rousseau per decidere su nuove regole e, soprattutto, sul nuovo leader. Di fatto: Giuseppe Conte. Queste polemiche e discussioni hanno già prodotto defezioni e divisioni (non solo) in Parlamento. Tuttavia, come mostra il sondaggio di Demos, la figura di Conte sembra aver ricostruito un clima di maggiore fiducia, intorno al partito. Oltre il 70% dei suoi elettori, infatti, afferma di non aver dubbi sulla scelta di Giuseppe Conte come nuovo capo politico Gli altri leader raccolgono frammenti di consenso. Luigi Di Maio: il 6 per cento. Di Battista, Crimi, lo stesso Grillo: la metà.

Il M5S, nelle intenzioni dei suoi elettori, si presenta, quindi, come un soggetto politico "personalizzato". Come molti altri, nel sistema partitico italiano. La Lega di Salvini, i Fdi di Giorgia Meloni e, ovviamente, Forza Italia, idealtipo del "partito personale", definito da Mauro Calise.

Tuttavia, è interessante osservare come la personalizzazione, agli occhi degli elettori, non accentui il distacco dagli altri partiti. Ma, al contrario, proceda di pari passo con l'integrazione politica con gli alleati. In particolare, con il Pd, insieme al quale il M5S è al governo da un anno e mezzo. Un terzo della base dei 5S, infatti, ritiene opportuno costruire un patto solido e stabile con il Pd, in vista delle prossime elezioni. Mentre quasi il 40% preferirebbe un'alleanza senza vincoli. Quasi l'esatto inverso di ciò che pensano gli elettori del Pd, tra i quali il 40% si dice favorevole a realizzare una coalizione, mentre il 30% preferirebbe un'intesa, senza rinunciare alla propria autonomia. Tuttavia, circa il 70% della base dei due partiti immagina e vorrebbe un percorso comune. Pur mantenendo la propria specificità e la propria autonomia. Senza divenire, cioè, un "PDa5S".

D'altronde, la questione delle alleanze va affrontata e risolta presto, prima di avviare la campagna elettorale in vita delle prossime amministrative, che si svolgeranno subito dopo l'estate. Quando si voterà, fra l'altro, in 6 capoluoghi di Regione. Napoli, Bologna, Milano e Trieste. E, soprattutto, Roma e Torino, guidate da un sindaco del M5S. Si tratterà di un'occasione importante per garantire basi più stabili al Movimento. Fino ad oggi, infatti, il M5S ha costituito una sorta di "partito degli anti-partito", un "non partito", come si è auto-definito il M5S. Un'alternativa al non-voto. Infatti, limitando la nostra analisi agli ultimi 2 anni, possiamo osservare come, rispetto allo spazio politico fra destra, centro e sinistra, la quota più ampia degli elettori del M5S si chiami "fuori". Tuttavia, è altrettanto interessate rilevare come, dopo l'estate del 2019, si verifichi uno spostamento verso Sinistra, che risulta particolarmente accentuato nell'ultimo anno. Una tendenza che riflette un'identità poco ideologizzata. Influenzata, piuttosto, dal cambiamento di alleanze e di posizione del partito sullo scenario politico nazionale. Un'interpretazione che risulta avvalorata dalla vicinanza espressa dagli elettori del M5S verso gli altri partiti. Infatti, la base del M5S insegue le - e si adatta alle - scelte e alleanze del gruppo dirigente del partito. Così, da (Centro) Destra si sposta a (Centro) Sinistra. E, mentre si allontana dalla Lega, si avvicina al Pd e a LeU.

Questi appunti sugli orizzonti politici degli elettori a 5S confermano in modo esplicito come si tratti di un soggetto politico con una base fluida. Che non propone (ancora) agli elettori un'identità specifica. E non si è ritagliato un settore stabile nello spazio politico. Si muove fra "partito" e "non partito". Ma, proprio per questo ha bisogno di riferimenti "personali" ri-conosciuti. Dentro e fuori il partito. Così è divenuto, molto in fretta, il PdC. Il "partito di Conte". E ciò sembra averne favorito una certa ripresa, secondo le stime elettorali dei sondaggi. Ma il rischio, suggerito da altri esempi di "partiti personali", è che il consenso "personale" finisca in fretta. E s-finisca anche il partito...

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