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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
L’ITALIA ANTIRAZZISTA: PER GLI UNDER 30 È UNA MINACCIA DA RESPINGERE
[La Repubblica, 6 luglio 2020]

Dopo l'omicidio di George Floyd, avvenuto il 25 maggio scorso, negli Stati Uniti, la questione del razzismo è tornata in primo piano. Anche in Italia. Dove nell'ultimo mese si sono svolte numerose manifestazioni, che hanno ripreso l'esempio del "Black Lives Matter", il movimento sorto negli Usa per protestare contro le discriminazioni razziali. D'altronde, l'inquietudine suscitata dagli immigrati, negli ultimi anni, ha costituito un tema significativo del dibattito politico. Messo fra parentesi, di recente. Dopo l'avvento della grande paura suscitata dal Coronavirus.

Tuttavia, un sondaggio condotto da Demos per Repubblica nelle scorse settimane, suggerisce che il problema, secondo gli italiani, esiste ancora. E, anzi, si sarebbe allargato, negli ultimi anni. Ma, al tempo stesso, rileva come un'ampia parte dei cittadini sia d'accordo con le manifestazioni contro il razzismo, avvenute nell'ultimo mese. "Razzisti? No grazie", si potrebbe commentare.

La questione, tuttavia, non può venire liquidata con una battuta. Per questo, è utile analizzare i dati di una recente indagine di Demos. Dai quali emerge che 6 cittadini su 10 sono d'accordo con l'affermazione di alcuni osservatori che "il problema del razzismo, in Italia esiste". E resiste. Peraltro, la quota di quanti condividono questa idea, negli ultimi 2 anni, è cresciuta di 13 punti.

Naturalmente, dichiarare l'esistenza di un problema non significa che quel problema esista davvero. E sia cresciuto o diminuito, nel tempo. Di certo, però, è un indice dell'attenzione - pubblica e sociale - riservata alla questione. Infatti, accogliere e raccogliere le ragioni di chi denuncia l'esistenza del razzismo significa non esserne complice. Silenzioso. Il ruolo della comunicazione, a questo proposito, è determinante. L'uccisione di George Floyd è stata, infatti, filmata e riprodotta in molte sedi, in molte occasioni. Ha dato evidenza - cruda e crudele - a un problema che, normalmente, si traduce in forme di discriminazione quotidiana. Sul piano dei diritti e delle opportunità. Non sempre percepite e visibili.

In Italia, il problema è diverso. Perché non è possibile rimuovere dalla memoria le politiche antisemite, sancite dalle leggi fasciste per la difesa della razza, approvate nel 1938 e negli anni successivi. Ma nel dopoguerra la questione ha coinvolto gli Usa in misura non comparabile. Perché la popolazione afro-americana costituisce una componente molto ampia. Intorno al 13%, circa 40 milioni di persone (stime American Community Survey). Mentre oggi, in Italia, al di là delle polemiche, il fenomeno migratorio presenta proporzioni limitate. Costituisce, infatti, circa l'8-9% della popolazione. Anche se gli italiani ritengono che superi il 30% (come ha rilevato Nando Pagnoncelli, nel saggio "La Penisola che non c'è"). Tuttavia, l'uccisione drammatica di Floyd ne ha amplificato l'evidenza. Anche in Italia. E ha, inoltre, provocato una reazione emotiva, nella società. Rivelando una componente maggioritaria, pari a quasi i due terzi dei cittadini, disposta a mobilitarsi contro il razzismo.

Il fattore più significativo, al proposito, è sicuramente l'età. La generazione. Il problema, infatti, è considerato serio da circa 8 giovani su 10, con meno di 30 anni. Disposti a mobilitarsi per contrastare il razzismo. Come, d'altronde, la maggioranza delle persone di ogni età. Tuttavia, l'attenzione dei giovani appare più evidente. Perché si tratta di generazioni globali. Che hanno conosciuto e conoscono il mondo. Cresciute, a scuola nel tempo libero, con altri giovani, di "altro colore" e di "altra nazionalità". Per questo hanno smesso di considerarli "altri".

Anche la posizione politica ha importanza. Com'era prevedibile. Tuttavia, è interessante osservare che solo fra gli elettori della Lega il razzismo sia considerato un problema poco rilevante. E che un terzo dei leghisti si riveli attento e reattivo, sull'argomento. Mentre oltre la metà degli elettori dei FdI si dice d'accordo con le manifestazioni contro il razzismo, nonostante che la quota di chi lo considera un problema si riduca al 40%. All'opposto, la sensibilità e la reattività verso il razzismo appaiono largamente maggioritarie a sinistra, fra gli elettori del Pd. E presso la base degli alleati di governo: il M5s. Tuttavia, è interessante osservare come questo problema sia largamente condiviso anche dagli elettori di FI. Un aspetto che ne marca la distanza dagli alleati di Centrodestra. Accentuata, probabilmente, dall'esodo degli elettori più a destra verso la Lega e i FdI. Ma anche dal tentativo di distinguersi, navigando verso il centro.

Così, il razzismo continua ad apparire un problema, presso gli italiani. Più del passato. Ma oggi, in Italia, appare oscurato da altri virus. Tuttavia, quando l'emergenza si ridimensionerà, non dobbiamo dimenticare. Che il "sentimento" di solidarietà verso gli altri, fra gli italiani, è più forte del "ri-sentimento".

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