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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
L’IMMIGRATO NON CI FA PIÙ PAURA: ADESSO GLI ITALIANI TEMONO LA CRISI
[La Repubblica, 15 giugno 2020]

Da molti anni l'immigrazione è utilizzata come argomento polemico. Sul piano politico e mediatico. In grado di garantire consensi e audience al tempo stesso. Perché i media sono divenuti, ormai, il territorio della politica. Tanto più i "social media". Che saltano mediatori e mediazioni. Gli immigrati funzionano perché evocano l'invasione. Danno un volto "inquietante" alla globalizzazione. Al mondo che "cade su di noi". Tuttavia, si tratta di un'evidenza non del tutto evidente. Oggi meno che mai.

Vale la pena, a questo fine, "giudicare" i dati più che i "pre-giudizi". Infatti, oggi l'ampiezza della popolazione che vede negli immigrati un pericolo è intorno a un terzo (dati Demos). Molto. Ma molto meno di due anni fa, tra l'inverno 2017 e la primavera del 2018, quando la preoccupazione per gli immigrati ha raggiunto il livello più elevato dell'ultimo decennio: 41%. La coincidenza temporale non è casuale, perché si tratta del periodo (di campagna) elettorale. Precedente al voto "politico" del 2018. Quando l'immigrazione ha costituito un tema "polemico" importante. Il più importante. A prescindere dai "numeri".

Perché l'incidenza degli immigrati sulla popolazione in Italia resta limitato. Intorno all'8% (fonte Eurostat). Anche se, come ha rilevato Nando Pagnoncelli (nel saggio "La Penisola che non c'è"), gli italiani pensano che siano oltre il 30%. E i musulmani il 20%. Mentre le stime ufficiali indicano il 5%. Una distorsione cognitiva che asseconda le nostre "paure". Negli ultimi 2 anni, però, il problema sembra essersi ridimensionato anche nella percezione dei cittadini.

Soprattutto negli ultimi mesi. Quando, ha toccato un livello più ridotto rispetto al passato, anche recente. Per una ragione evidente. Nel 2020, infatti, le paure sono state "oscurate" dall'unica vera paura che ha impressionato la società. La nostra vita. Il coronavirus. Tuttavia, l'Osservatorio Europeo sulla (In) Sicurezza, realizzato da Demos e Fondazione Unipolis, attraverso sondaggi svolti nel corso del 2020, in 6 Paesi europei (oltre 6000 interviste), precisa ulteriormente questa immagine. In particolare, se facciamo riferimento alla prima serie di indagini, condotte in gennaio, alla vigilia dell'emergenza. In quel momento, l'immigrazione era considerata come il problema prioritario, e quindi più preoccupante, dal 9% degli italiani.

Mentre le paure dei cittadini si concentravano anzitutto sui temi legati all'economia e al lavoro. In secondo luogo: sull'inefficienza e la corruzione politica. Quindi, sulla criminalità. Non solo, ma, nella percezione degli italiani, il ruolo dell'immigrazione, appare ancora più ridotto, se valutato su base europea. Fra i Paesi considerati, infatti, l'Italia è quello nel quale suscita meno preoccupazione. Molto meno rispetto alla Germania. Dove, peraltro, la quota di "immigrati" è più elevata di quella registrata in Italia.

Così, l'impatto del Covid-19 ha sicuramente contribuito a relativizzare problemi e paure. La ricerca del nemico, diverso e "altro" da noi, da qualche mese, non funziona più come prima. Non genera lo stesso clima di paura e di sospetto di prima. Perché il pericolo, in questa fase, non proviene dall'Africa e dal Sud del Mondo. Trasportato da barconi carichi di disperati. Spinti dalla povertà. Raccolti, talora, da bande criminali.

L'origine del Male viene da Oriente. Dalla Cina. Guardata con rispetto e un po' di timore. Per l'influenza economica che esercita nei nostri confronti. L'origine del Male, invece, da qualche tempo si è trasferita da noi. Il virus ha preso casa in Lombardia, nel Veneto, in Emilia-Romagna, nelle Marche. Così, per quanto il contagio stia frenando, non siamo più noi a chiudere le frontiere verso l'Africa. Verso Sud. Oggi il Sud siamo noi. Gli untori dai quali difendersi. Ai quali chiudere le frontiere. Come ha fatto l'Austria.

E se ieri ci guardavamo dagli stranieri, dagli "altri", ora "gli altri siamo noi". Non solo rispetto ai Paesi europei del Centro-Nord. Anche rispetto a noi stessi. Che camminiamo mascherati. Distanziati. Sospettosi, nei confronti di tutti coloro che incontriamo. Guai a stringersi la mano. Al massimo, ci diamo il gomito. Perché tutti e nessuno potrebbero - potremmo - essere portatori sani e asintomatici del Male. Anche per questo domani sarà più difficile ri-costruire la società. Che significa ri-costruire relazioni sociali, di prossimità, amicizia. Fiducia. Significa trasformare gli Altri in Noi. Mentre oggi gli Altri siamo Noi.

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