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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
DOPO LE PRIMARIE SALE IL PD DI ZINGARETTI, LA LEGA SUPERA IL 34%, I 5S CALANO ANCORA
[La Repubblica, 15 marzo 2019]

Un anno dopo il voto e nove mesi dopo l'avvio del governo Giallo-Verde, le opinioni politiche, in Italia, sono cambiate profondamente. Ma non nell'ultimo periodo. Il sondaggio dell'Atlante Politico di Demos per Repubblica, infatti, presenta alcune tendenze già emerse. E alcune novità. Tra i segnali di continuità, osserviamo, anzitutto, il rovesciamento dei rapporti di forza fra i partiti al governo. La Lega, infatti, nelle stime di voto, sale ancora. Ha raggiunto il 34,4%. Praticamente, il doppio rispetto alle elezioni del 4 marzo 2018. Mentre il M5S scende al 23,2%. Dunque, quasi 10 punti meno. Insieme, salgono di oltre 7 punti e raggiungono quasi il 58%. Ma, ovviamente, oggi l'alleanza Giallo-Verde ha un significato diverso.

Meglio chiamarla Verde-Giallo. Dietro a loro, è ancora difficile riconoscere una vera opposizione. Tuttavia, non c'è più il buio di prima. Il Pd, dopo le Primarie, ha ripreso quota. E visibilità. Secondo il sondaggio di Demos, ha raggiunto il 19%. Il risultato più alto, dopo le elezioni di un anno fa. E, anzi, perfino superiore, rispetto ad allora. È, possibile, dunque, che il Pd possa riprendere lo spazio perduto. Sul piano elettorale e prima ancora, nella società. Come sta avvenendo, ed è avvenuto, nelle piazze, nelle mobilitazioni contro la xenofobia. E, a maggior ragione, nella scelta del leader. Attraverso le Primarie. Più ridotta, a (Centro) Destra, la ripresa di Fi. Ma l'aspetto più significativo è il declino degli attori che hanno recitato la parte principale sulla scena politica italiana, nell'ultimo anno. Il leader del M5S. Luigi di Maio, infatti, perde 8 punti, rispetto a due mesi fa.

Ora il grado di fiducia degli elettori verso di lui è al 42%. Stesso trend per Alessandro Di Battista. Sceso al 29%. Peraltro, 5 punti sopra al fondatore, Beppe Grillo. Che staziona in fondo alla classifica. In compagnia di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Coalizzati, nel Patto del Nazareno. Siglato nella sede storica del Pd, che Nicola Zingaretti, il nuovo segretario, ha annunciato di volere abbandonare. Anzitutto, per marcare la discontinuità con il Pdr. E con la stagione della "complicità" - con il primo artefice del "partito personale" (per citare Mauro Calise). Silvio Berlusconi. "Padrone" di Forza Italia. Zingaretti, anche per questo, registra un grado di confidenza rilevante e in crescita: 44%.
Tuttavia, la fiducia verso il governo e verso il premier mantiene un livello molto elevato: 54%. Eppure, si tratta del dato più basso, da quando si è insediato, lo scorso giugno.

È difficile, peraltro, non percepire un senso di s-quilibrio, di a-simmetria, se si pensa all'avvio di questa stagione. Quando la "Lega di Salvini" appariva, quasi, un gregario nell'impresa condotta dal M5s e da Di Maio. Oggi, invece, la marcia del governo è guidata dalla Lega. Non solo, ma, prima ancora, dal suo leader. Matteo Salvini. Sempre il più "apprezzato" dagli elettori: quasi 60% di fiducia, nei suoi confronti. Salvini: non è solo l'immagine della Lega. Ma anche del governo.
E se la Lega appare, sempre più, un "partito personale", lo stesso si potrebbe affermare del governo. Oggi, un "governo personale". Oppure, un "governo del Capo". Cioè: Matteo Salvini - assai più di Giuseppe Conte. A promuovere un clima d'opinione positivo contribuisce, sicuramente, la pluralità dei provvedimenti approvati, avviati. Oppure, semplicemente, annunciati. Si tratta di iniziative che, al di là degli effetti concreti, hanno avuto un impatto rilevante, nel dibattito pubblico. Perché evocano "parole" popolari. Dalle "pensioni", alla "corruzione", alla "legittima difesa", per citare i più apprezzati dai cittadini, secondo il sondaggio di Demos. Anche su argomenti più discussi, come la Tav, l'autonomia regionale e la "chiusura dei porti ai migranti", emerge, comunque, consenso. Mentre di fronte all'introduzione del "reddito di cittadinanza" prevalgono, seppure di poco, le posizioni critiche.

A causa dello squilibrio territoriale - dei benefici e dei beneficiari. Tuttavia, si tratta di iniziative che si orientano in direzioni diverse. Sul piano sociale, demografico, territoriale. Così riescono a soddisfare, comunque, ad accontentare, molti e diversi settori del "mercato elettorale". Senza, tuttavia, riuscire a nascondere "differenze" e, talora, vere e proprie "divergenze" tra le forze politiche di maggioranza. Ancor più che rispetto a quelle di opposizione. In particolare, sul "reddito di cittadinanza", voluto dal M5S, ma poco apprezzato dagli elettori della Lega. Come, al contrario, sulla Tav: sostenuta dalla base leghista, avversata da quella a 5S. Che, peraltro, si avvicina ai leghisti su argomenti, fino a ieri, poco affini al "sentimento" dei 5S.

Mi riferisco, in particolare, al contrasto verso i migranti. Si spiega anche così l'incertezza che si percepisce intorno al "futuro" del governo. Circa un terzo degli elettori immagina che possa durare fino al termine della legislatura. Dunque, per altri 4 anni. Tutti gli altri appaiono dubbiosi. In misura diversa. Il 45%, in particolare, pensa a una durata molto breve. È interessante, semmai, osservare, come i più convinti, circa la tenuta del governo e della maggioranza, siano gli elettori del M5S. Un auspicio più che una convinzione. Che sottende un diverso atteggiamento, rispetto alla base della Lega di Salvini. Certa che, in caso di nuove elezioni, avrebbe "molte" probabilità di guadagnare. "Molti" consensi. Al contrario del M5S.

Così, attraversiamo una fase incerta. Di attesa. E "in" attesa. Delle prossime elezioni europee. Precedute dalle Regionali che si svolgeranno, il 24 marzo, in Basilicata.

Insomma, siamo entrati in un TAV. Un Tunnel ad Alta Volatilità. Elettorale. Imboccato un anno fa. E, per ora, senza uno sbocco prevedibile.


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