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Fratelli d’Italia e Pd la sfida resta a due ma per il governo fiducia al minimo (17 febbraio 2025)
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La figura del capo è tramontata gli elettori reclamano un’altra politica (27 gennaio 2025)
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Mani pulite addio più di un italiano su due crede al teorema dei giudici politicizzati (13 gennaio 2025)
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La sordina sui migranti mai così invisibili la politica ne parla per soffiare sulle paure (6 gennaio 2025)
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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI
La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica. |
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L'ITALIANITÀ COME LEGITTIMA DIFESA [La Repubblica, 28 settembre 2008]
Quasi per miracolo, la soluzione "italiana" alla crisi di Alitalia ha fatto affiorare, riemergere l'Italianità. Criterio dichiarato del progetto voluto da Berlusconi, non solo per far volare (A)l'Italia, ma per intercettare il consenso sociale. Perché c'è un legame evidente fra questi elementi. Berlusconi ha contrastato il passaggio di Alitalia a Air France, prima delle elezioni, in nome dell'italianità della compagnia di bandiera. Ne ha fatto un tema di campagna elettorale, peraltro efficace. "O si salva (A)l'Italia o si muore", è andato ripetendo per settimane. Riscuotendo un largo successo di pubblico (un po' meno di critica). Anche fra il personale della compagnia di bandiera. Il che gli è servito a marcare ulteriormente la distanza fra sé e gli altri. Fra il centrodestra e in particolare il Pdl: dalla parte dell'italianità; e il centrosinistra, segnatamente il Pd, dalla parte dello straniero, perché favorevole all'ingresso, in posizione dominante, di Air France. Un messaggio chiaro e largamente compreso dagli elettori, che hanno mostrato di gradire la soluzione "italiana" e l'argomento dell'"italianità". Come suggerisce, ad esempio, un sondaggio dell'Ispo, condotto nelle settimane scorse, secondo il quale il 75% della popolazione ritiene che il controllo italiano di Alitalia garantisca maggiormente l'interesse del Paese e dei cittadini. Nonostante il debito accumulato dopo anni di gestione "italiana". Nonostante l'impopolarità della compagnia di bandiera: del personale di volo e di terra. Nonostante una quota largamente maggioritaria - e in costante crescita - di italiani, per volare, si serva di altre compagnie, perlopiù straniere, perlopiù low cost. Il richiamo all'italianità ha funzionato. Il che potrebbe apparire non solo positivo, ma sorprendente, in un paese dove solo la sfida secessionista lanciata dalla Lega agli inizi degli anni Novanta aveva indotto a rompere l'indifferenza sul merito. A interrogarsi su cosa avrebbe potuto succedere "se cessiamo di essere una nazione" (titolo di un noto saggio di Gian Enrico Rusconi, pubblicato nel 1992). Tuttavia, l'italianità che echeggia nel discorso politico in questa fase non sembra un segno di identità nazionale. Semmai l'etichetta di un prodotto politico, usato seguendo una logica di marketing. Una bandiera, agitata da Berlusconi in campagna elettorale. Mai ammainata, anche dopo il voto. Neppure quando la trattativa pareva compromessa e la cordata italiana degli imprenditori riuniti nella Cai si era ritirata dalle trattative. Quando alcune sigle sindacali sembravano aver chiuso ogni spazio di negoziato. Quando era stata rilanciata l'ipotesi di un intervento "straniero": Lufthansa o, di nuovo, Air France. Quando il fallimento di Alitalia più che una minaccia sembrava un destino imminente e inesorabile. Berlusconi non si è mai arreso. Mai. Per non vedere smagliata la sua immagine di Santo Salvatore. Per non ricadere nella spirale perversa delle promesse non mantenute, alla base della delusione che aveva eroso il consenso al suo governo, dopo il 2002. Ma non solo per questo: anche per ribadire quel principio di "italianità", a cui ha attinto fin dall'inizio della sua esperienza politica. Quando, nel 1993, inventò Forza Italia. Dove l'Italia non evoca la "nazione": appartenenza fondata sulla cittadinanza e sui diritti; oppure comunità di valori, storia, cultura. Ma la nazionale di calcio. L'Italia "azzurra", appunto. Una cornice flessibile, mobile. Anzi, un network. Più che l'Italia: Italia 1. Una rete in grado di comunicare e di far comunicare linguaggi e valori diversi. Anzi: opposti. D'altronde, nel 1994, Berlusconi, attraverso Forza Italia riuscì ad aggregare due soggetti politici opposti, dal punto vista del riferimento territoriale: la Lega Nord e il Msi-Alleanza Nazionale (per tipo di radicamento, allora, una Lega Sud). Oggi, il richiamo all'Italia ritorna e sembra funzionare ancora. Ma solleva anche molti dubbi. In particolare oggi, che i miti fondativi della nazione appaiono quantomeno controversi e contraddetti. In particolare nel centrodestra. La "resistenza": riletta e revisionata. Si tende a ridimensionarne il significato. Una guerra civile tra fazioni e ragioni egualmente legittime. Un episodio, una parentesi, più che una rottura da cui sorge la Repubblica. Perfino il Risorgimento e i suoi simboli vengono rivisitati, in modo profondo. A Roma viene ricordata la breccia di Porta Pia, aperta nel 1870 dall'esercito italiano. Ma per commemorare le vittime fra gli zuavi, la milizia pontificia. D'altronde, Garibaldi viene presentato, talora, come un "soldato di ventura". Mentre la crescente attenzione dedicata a Carlo Cattaneo riflette non solo passione per la sua lezione "federalista". Ma qualche nostalgia antiunitaria. Il richiamo all'italianità solleva, a maggior ragione, perplessità oggi: quando le distanze fra Treviso e Catania, fra Milano e Napoli, fra il Nord e Roma, negli orientamenti sociali, sembrano divenute ampie. Più di sempre. D'altra parte, nella stessa vicenda dell'Alitalia, la maggioranza ha esibito interessi - e richiami - territoriali molto diversi. Berlusconi ha sostenuto il principio dell'italianità, espresso dalla cordata di imprenditori-italiani-al-100%. Mentre Alemanno si è preoccupato di Fiumicino e di Roma, dove risiede gran parte del personale della compagnia aerea. E la Lega, più volte, ha manifestato il suo disinteresse per le sorti di Alitalia (perché mai morire per A-l'Italia?), concentrando l'attenzione - e la pressione - sull'aeroporto di Malpensa. L'hub padano, che rischia di diventare sempre più scalo periferico. Da ciò la sensazione - mesta - suscitata (in noi, almeno) dall'irruzione dell'italianità nei discorsi pubblici. Che risuona perlopiù difensiva. Riflesso della disillusione prodotta dagli altri ambiti territoriali di riferimento. La globalizzazione: fonte di insicurezza finanziaria, politica, personale. Ci minaccia e ci invade, attraverso l'immigrazione. L'Europa: una costruzione sempre più incerta e indefinita. Messa in discussione dall'interno. Dai nuovi e dai vecchi membri. Una moneta senza stato. Euro piuttosto che Europa. Per questo percepita, sempre più, come causa di inflazione e di impoverimento. L'italianità dichiarata, per questo, ci sembra nascondere la crisi dell'identità nazionale. Ridotta a una sorta di legittima difesa contro insidie che vengono da altrove. Dopo che per decenni ci siamo dichiarati europeisti per sfiducia nello stato italiano, ecco che avviene il contrario. Ci si riscopre italiani per sfiducia nell'Europa e per paura del mondo. L'italianità che rimbalza nei discorsi pubblici: è un'identità leggera. Più che un valore in sé, un valore d'uso. Usato ad arte per galleggiare. Per continuare a volare. Non italiani, ma alitaliani. |
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